Come distinguere i costi fissi dai costi variabili | QUESTIONE DI NUMERI
Nei due precedenti articoli “La prima causa di fallimento di un’azienda” e “La seconda causa di fallimento di un’azienda” ti ho parlato delle principali cause che determinano il 99% dei problemi e delle difficoltà in azienda.
In periodi di crisi dove i fatturati difficilmente aumentano, anzi, possono facilmente diminuire, per non perdere redditività e per non chiudere con i conti in rosso, assume particolare rilevanza l’analisi dei costi aziendali per capire quanti soldi si stanno spendendo in azienda e per cosa.
A quest’analisi purtroppo viene data poca importanza e ho constatato nella mia esperienza professionale che si finisce spesso col non farla oppure viene effettuata in modo approssimativo.
Mi è capitato spesso di chiedere ad artigiani e commercianti se conoscessero i costi delle loro aziende e la risposta che ho ottenuto nella stragrande maggioranza dei casi è stata la seguente: “Si, più o meno li conosciamo, ma sicuramente il commercialista che tiene la contabilità li conosce meglio”.
Cosa vuol dire più o meno li conosciamo? E poi, è possibile che i costi aziendali li debba conoscere bene soltanto il commercialista?
Tutt’al più il commercialista potrebbe aiutare a fare un’analisi dei costi ma deve essere sempre il titolare dell’azienda che per primo deve sapere quanto gli sta costando la sua impresa.
Se non hai mai fatto l’analisi dei costi, oppure la hai svolta in modo approssimativo, ti consiglio di farla subito e bene, magari chiedendo al tuo consulente di darti una mano.
Intanto è bene sapere che i costi aziendali non sono tutti uguali. Esistono, infatti, diverse classificazioni dei costi e tra le più importanti c’è quella tra i COSTI FISSI e i COSTI VARIABILI.
COSTI FISSI
I COSTI FISSI, sono chiamati così perché fino ad un certo livello della capacità produttiva rimangono fissi, indipendentemente dal fatturato. Esemplificando, sono tutti quei costi che si sostengono anche se non si produce e non si vende nulla. Vengono chiamati anche costi di struttura e sono rappresentati ad esempio dagli affitti del negozio e del capannone, dalle assicurazioni, dalle utenze…
COSTI VARIABILI
I COSTI VARIABILI, invece, sono quei costi che variano con il variare del fatturato, quindi aumentano nel caso si volesse produrre o fatturare di più.
Esempi di costo variabile sono le merci, i materiali, le materie prime, le lavorazioni esterne…
È importante tuttavia non generalizzare. Infatti, è possibile che lo stesso costo possa essere classificato tra i costi fissi di un’azienda, ma tra i costi variabili di un’altra.
E allora come riconoscerli?
È semplice e la domanda che devi porti generalmente è la seguente: “Per aumentare il fatturato occorre sostenere un costo in più?”
Se la risposta è si, allora tendenzialmente quello è un costo variabile, altrimenti è un costo fisso.
Conoscere bene i costi aziendali e la distinzione tra costi fissi e variabili è importante perché:
- Ti consente di scoprire se stai sostenendo costi inutili, cioè costi che non sono destinati per uno scopo specifico, e quindi vanno immediatamente eliminati;
- Ti consente di calcolare il fatturato minimo da realizzare per assicurarsi di coprire tutti i costi aziendali;
- Ti consente di calcolare il margine di contribuzione, un indice fondamentale di cui non puoi fare a meno;
- Infine, ti consente di scoprire come una piccola variazione dei costi, anche soltanto del 10%, possa aumentare il tuo reddito, anche del 40%.
Tutto questo, e molto altro, sarà trattato nei prossimi articoli, che ti invito a seguire per non perdere tutti i vantaggi che puoi conseguire dalla conoscenza e dall’applicazione di questi semplici ma fondamentali concetti.
Non perdere tempo, la tua azienda ha bisogno di te. Adesso!
Nel prossimo articolo “Margine di contribuzione. Cos’è e come calcolarlo.”, vedremo un indice fondamentale attraverso il quale è possibile verificare velocemente se il fatturato di un’azienda è sufficiente a coprire i costi fissi.

Dott. Giorgio Petrucci
CONSULENTE D’IMPRESA
Sono Giorgio Petrucci e per più di 20 anni ho svolto la professione di commercialista in modo tradizionale. Ma ad un certo punto della mia carriera, mi sono reso conto che agli artigiani e ai commercianti non bastava più sapere soltanto le tasse da pagare, ma avevano bisogno di qualcosa in più.
Per questo motivo, ho smesso di occuparmi direttamente dei classici adempimenti contabili e fiscali, delegandoli al mio team e mi sono specializzato nella consulenza direzionale, un’attività, finalizzata a fornire le tecniche, le strategie e le conoscenze indispensabili per gestire bene qualsiasi business.